L’elettromeccanica riveste un ruolo cruciale nel controllo e nell’automazione degli impianti industriali, e uno degli elementi chiave in questo contesto è il teleruttore, noto anche come contatore. Questi due termini sono spesso utilizzati in modo intercambiabile.
Il teleruttore, o contatore, rappresenta un elemento chiave nella gestione e nel controllo delle operazioni industriali. Dopo aver analizzato le componenti dell’automazione in un impianto, ci concentriamo sulla fase successiva, ovvero il passaggio al comando e all’azionamento dei motori. In questo contesto, i segnali in uscita da un PLC forniscono istruzioni vitali, ma per tradurle in movimenti fisici nei motori, è necessario un componente che possa gestire tensioni più elevate: il relais di potenza.
La centralità del relais di potenza risiede nella sua capacità di chiudere i contatti, gestendo così circuiti con tensioni che superano notevolmente quelle dei segnali di comando. Questo passaggio critico consente di connettere in modo sicuro il mondo del controllo logico programmabile con l’effettiva esecuzione delle operazioni meccaniche.
Nella categorizzazione dei relais elettromeccanici, possiamo distinguere tra monostabili e bistabili. Il teleruttore, il quale è oggetto della nostra discussione, rientra nella prima categoria. La peculiarità dei relais monostabili è che i contatti mantengono una sola posizione quando la bobina è sotto eccitazione. Questa caratteristica è fondamentale per garantire una stabilità operativa nella gestione delle tensioni tra il comando della bobina e l’alimentazione del motore.
Un aspetto interessante da notare è la sua controparte, il relais bistabile, spesso impiegato in impianti elettrici civili. Questo tipo di relais utilizza una sola bobina e camme meccaniche per gestire l’interruttore, fornendo un’alternativa affidabile per specifiche applicazioni.
Approfondendo l’analisi del teleruttore, si può notare la sua robustezza in confronto ai relais utilizzati in contesti elettrici civili. L’esplorazione dei morsetti utilizzati per connettere la bobina e i contatti di potenza, insieme ai contatti ausiliari impiegati per le logiche di funzionamento, evidenzia la complessità e l’efficacia di questo componente cruciale.
La sigla “KM” assume un ruolo distintivo nell’identificazione del teleruttore nei nostri schemi, mentre i codici di identificazione per i contatti ausiliari contribuiscono a delineare ulteriormente le sue funzioni e applicazioni specifiche. In questo modo, abbiamo una visione completa e approfondita del teleruttore e del suo impatto nell’ambito dell’elettromeccanica industriale.